Cos’è uno zombie? L’immagine che la letteratura e il cinema ci hanno dato di esso è quella di un essere completamente privo di coscienza con l’istinto insaziabile di nutrirsi di carne umana. Riguardo poi a come gli zombie soddisfino il proprio desiderio di carne, ecco beh ci sono diverse scuole di pensiero: ci sono gli zombie di War World Z (il libro, quello scritto magistralmente dal figlio di Mel Brooks, Max, non il film uscito qualche anno fa) che sono una inesorabile marea che si muove lentamente e incessantemente, oppure ci sono gli zombie di Resident Evil, che mutano e si evolvono in mostri sempre più raccapriccianti o ancora gli zombie di Walking Dead che di fatto creano l’ambiente e l’atmosfera di costante pericolo, ma dove il protagonista resta l’uomo e i rapporti con gli altri sopravvissuti. Ci sarebbe poi da chiedersi se il mostro di Frankenstein, descritto da Mary Shelley, non sia forse l’illustre antenato degli zombie moderni. Tuttavia, nonostante il dottor Frankenstein riporti in vita un corpo formato da pezzi di cadavere, esso, il mostro, ha una gran coscienza di sé e non si nutre di carne umana. Quindi, sebbene sembra suggestiva l’idea di attribuire al mostro di Frankenstein la progenitura del genere zombie, non è in questo romanzo pre-vittoriano che troveremo l’origine del fenomeno zombie. Come ogni leggenda che si rispetti anche una leggenda underground come quella degli zombi contiene qualcosa di vero, e sebbene la fantasia dell’uomo superi di gran lunga la realtà, quest’ultima ci regala dei risvolti che lasciano interdetti, se non addirittura sconvolti. Gli zombie, in effetti, esistono veramente anche se non sono proprio come li immaginiamo noi.
Vi riportiamo qui di seguito uno studio di un’antropologa americana, Zora Neale Hurston, tratto dal libro Tell my horse – Voodoo and life in Haiti e Jamaica[1], che ci permetterà di capire l’origine di questo fenomeno.
Tutto inizia quindi in uno degli stati più poveri al mondo, dove superstizione, magia e religione si mescolano e creano dei mix esotici e terrificanti. La pratica di risvegliare i morti e creare degli zombie (la Hurston scrive nel 1937, da allora le cose potrebbero essere cambiate anche se non di molto) è ad Haiti familiare agli abitanti dell’isola, ma non per questo è tollerata o accettata. Anzi la paura è reale e profonda. Ci sono molti casi documentati di persone morte o presunte tali che sono state avvistate o riconosciute mentre vagavano per l’isola alcuni giorni dopo il loro funerale. Bisogna innanzitutto chiarire che gli zombi non diventano tali da soli, infatti sono i sacerdoti vudù (Bocor) che attraverso un complesso rito, che spiegheremo brevemente più avanti, si occupano della questione. Ma perché il nostro sacerdote dovrebbe fare una cosa simile? Ebbene, il Bocor agisce per commissione. Lo zombie, dovete sapere, non è in realtà quell’essere assetato di carne umana come viene presentato nei film o nei videogiochi. Ha in effetti dei tratti disumani come l’infaticabilità, l’impossibilità di parlare, l’incoscienza di sé, ma non si nutre delle persone vive. Proprio i tratti sopra descritti lo rendono un perfetto lavoratore, sfruttabile nelle piantagioni di banane, svestito, al lavoro sotto il sole cocente come una bestia da soma. Ma può anche essere l’atto culminante della cerimonia del “ba’ Moun”, in questo caso il corpo del morto viene consegnato come pagamento di un debito per un beneficio ricevuto precedentemente. I famigliari d’altra parte non sanno nulla, credono che il loro parente defunto stia dormendo pacificamente nella sua tomba. La Hurston dice di averne fotografato uno in un ospedale di Haiti, il suo nome era Felicia Felix-Mentor.
Felicia Felix-Mentor, lo zombie
Il Bocor che si occupa del risveglio del morto agisce nel seguente modo. Quando un committente si accorda con lui per una specifica persona, egli, appena giunta la notte, monta a cavallo e raggiunge la casa della vittima. Qui, appoggia le sue labbra sul suolo davanti all’ingresso della casa, succhiando via l’anima della vittima e poi se ne torna indietro. Presto la vittima cade malata e in poche ore muore. Dopo il suo funerale il Bocor, a mezzanotte, si precipita in cimitero e entra nella tomba chiamando il nome della vittima. Essa deve rispondere perché il Bocor tiene la sua anima nella mano. L’uomo morto risponde muovendo la testa e in questo momento il Bocor gli fa passare l’anima sotto naso e lo incatena ai polsi. In seguito gli colpisce la testa per svegliarlo ulteriormente, quindi lo conduce fuori dalla tomba, richiudendola come se nessuno l’avesse mai aperta. Il rito è quasi ultimato, il Bocor prima di portarlo al committente deve condurre la vittima di fronte alla sua vecchia casa, se questo non avviene in seguito essa potrebbe riconoscerla e farci ritorno. A questo punto il Bocor gli fa bere una sostanza segreta e la trasformazione è conclusa, la vittima è diventata uno zombie. La Hurston riporta diversi esempi, noi per brevità riportiamo quello più eclatante.
Si tratta del caso di Marie M., etichettato come il più famoso caso di zombie di Haiti. Siamo nel 1909, ottobre, una bellissima giovane ragazza di una famiglia per bene morì e venne sepolta. Passarono cinque anni. Poi un giorno un gruppo di ragazze che frequentavano la stessa scuola di Marie passò davanti ad una casa, una di esse gridò e disse di aver visto dentro la casa la stessa Marie. La casa venne circondata, ma il proprietario non permetteva a nessuno di entrare. La pressione dell’opinione pubblica crebbe e alla fine l’ingresso della casa venne forzato, al suo interno non c’era però più nessuno, nemmeno lo stesso proprietario. La portata pubblica che ebbe la questione portò gli ispettori della polizia ad ispezionare la tomba dove era deposta Marie. Lo scheletro all’interno della bara era più lungo della bara stessa, e i vestiti con cui erano stata sepolta la ragazza erano scomparsi. Si scoprì in seguito che la ragione per la quale la casa era vuota era dovuta alla morta del sacerdote vudù che la abitava. La moglie che non voleva avere nulla a che vedere con la collezione di zombie del marito defunto, andò da un prete a chiedergli di liberare tutte quelle persone. La vedova radunò in casa tutto gli zombi del defunto marito per portarli dal prete, e probabilmente fu in questo momento che le ragazze videro Marie. La ragazza vestita con abiti da suora venne poi contrabbandata in Francia dove, qualche tempo dopo, venne riconosciuta dal fratello in un convento. La storia qui raccontata è quella riportata, con qualche alleggerimento, dalla Hurston. L’antropologa, come d’altronde anche noi che leggiamo, rimase ragionevolmente incredula di fronte a tutto ciò. Per questo si diresse in un ospedale di Haiti dove si diceva c’era uno zombie. Quello zombie era Felicia Felix-Mentor. La descrizione che ne fa la studiosa è alquanto raccapricciante, ciò che la colpì maggiormente furono gli occhi. Spaventosi. La faccia bianca faceva da contorno a due occhi morti. Le palpebre erano bianche e sembravano essere state bruciate con l’acido. La Hurston ovviamente non poteva credere che si trattasse di una morta tornata in vita e andò a parlare con i medici che avevano in cura Felicia. I medici rivelarono che non si trattava di casi di risveglio dalla morte, ma piuttosto di morte indotta da somministrazione di droghe, conosciute e tramandate da Bocor a Bocor. Il segreto probabilmente proveniva dall’Africa e passò di mano in mano fino a giungere ai giorni nostri. La pozione distrugge la parte del cervello che governa il linguaggio e la coscienza di sé. La vittima può dunque muoversi e agire ma non può formulare un pensiero. I medici con cui parlò la Hurston desideravano far sapere la realtà dei fatti a tutta la popolazione dell’isola, ma erano troppo spaventati. Una società segreta (quella dei Bocor) doveva rimanere segreta. Probabilmente sarebbero morti prima di averne potuto parlare.
L’origine del fenomeno zombie si inserisce quindi nel variegato mondo delle religioni afro importante nel nuovo continente dagli schiavi africani. Si tratta di religioni antiche, connotate da un forte legame con la magia, nelle quali la ragione viene sottomessa al ventre, all’irrazionalità. Riecheggia qui una frase, con cui ci sembra opportuno chiudere quest’articolo, che Umberto Eco fa dire ad un suo personaggio ne Il pendolo di Foucault, durante una scena di possessione in Brasile: “La razza, la cultura, se vuole, costituiscono parte del nostro inconscio. E un’altra parte è abitata da figure archetipe, uguali per tutti gli uomini e per tutti i secoli. Questa sera il clima, l’ambiente, hanno allentato la vigilanza di tutti noi [vigilanza della ragione], lei lo ha provato su se stesso. Amparo [la ragazza posseduta] ha scoperto che gli orixàs[2], che credeva di aver distrutto nel suo cuore, abitavano ancora nel suo ventre.”
Fabio Darici
[1]
Zora Neale Hurston, Tell my horse – Voodoo and life in Haiti e Jamaica, Harper & Row Publishers, New York, 1996, cap. 13
[2]
Divinità delle religioni afro e vudù chiamate anche loa.
Davvero molto interessante ! Grazie e complimenti
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