Un’avventura fantastica è il titolo della sigla di un cartone animato omonimo trasmesso in Italia nel 2003 e ritengo sia la sintesi perfetta di quello di cui voglio parlare. Parafrasando le parole della canzone: è un’avventura infinita e straordinaria, di cui vorrei svelare il mistero e cercare la luce “che accende i colori più magici”, in un intreccio di cuori e di novità.
Sono un ragazzo dei primi anni ‘90 e se dovessi elencare i tratti che hanno caratterizzato la mia infanzia e adolescenza sicuramente tra i primi posti ci sarebbero i cartoni animati alla televisione. Non sono mai stato schizzinoso: tendenzialmente li guardavo tutti, sia quelli trasmessi in Mediaset che in Rai. Dal periodo delle scuole superiori, poi, ho cominciato a guardare anche i cartoni in versione non censurata (quelli su MTV per capirci). Non vi parlerò di quest’ultimi, che sono indirizzati ad un pubblico più “grandicello”.
Premessa d’obbligo per tutti quelli che appena sentono cartoni animati hanno in mente principalmente la Disney. Non parlerò della Disney, ma di quelle serie animate giapponesi arrivate in Italia dagli anni ’80 fino ad oggi.
A questo punto vi aspetterete racconti nostalgici sulla scia di “Che ne sanno i 2000” e di quanto siamo stati fortunati a vedere la prima messa in onda di Dragon Ball, il nome del Pokémon preferito; magari una denuncia delle censure operate in Italia sui cartoni animati che nulla hanno di infantile nella versione originale giapponese, oppure un trattato sugli infiniti monologhi interiori e flashback di Holly e Benji… e invece no, anche perché, a parte pochi casi, non ricordo molto delle intrecciate trame della miriade di cartoni che guardavo tornando da scuola o la domenica mattina prima della Messa; l’unica cosa che ricordo dei cartoni animati sono le sigle!
Ebbene sì, le sigle. Non so perché ma mi sono accorto di avere un’abilità innata nel memorizzarle, tanto che conosco sigle di cartoni di cui non ricordo alcun frame o che probabilmente non ho mai visto….ma le so ed è un dato di fatto. Per ovvie ragioni di età conosco quelle dagli anni ’90 in poi, ma con il tempo ho ampliato la mia discografia agli anni ‘80, inserendo versioni intramontabili, come per esempio Lady Oscar de I Cavalieri del Re.
Chiaramente sono fatte per entrare in testa e, essendo canzoni per bambini, le parole sono facilmente intuibili con rime baciate. In genere parlano di amicizia, amore, giustizia, libertà, lotta contro il male… Grandi tematiche affrontate in modo molto semplice per via del target, e dalle quali non possiamo pretendere che esauriscano concetti così complessi. Inoltre anche musicalmente non sono per niente banali se si calcola che gli interpreti come Cristina D’Avena e Giorgio Vanni vengono affiancati da corali di voci bianche.
Ho pensato quindi di condividere alcune di quelle sigle, famose o di nicchia, che ancora oggi mi tornano alla mente e canto spudoratamente davanti ai miei amici, con vergogna degli stessi. L’ordine dell’elenco è casuale, inoltre preciso che non sono un critico musicale ma semplicemente un appassionato, feticista di quei particolari musicali come sequenze ritmiche, seconde voci e tutto ciò che mi possa far ascoltare una canzone a ripetizione fino a farle perdere senso.
- Robin Hood (1991), trasmessa su Canale 5 e cantata da Cristina D’Avena.
Questa l’ho scelta anche in rappresentanza di un insieme più ampio; e faccio riferimento a tutte quelle sigle che verso la fine si alzano di tono, rendendo la canzone carica e pronta per essere cantata a squarciagola.
Che dire…ti mette coraggio solo a sentirla, le trombe iniziali danno un tono epico a tutta la canzone, catapultandoti dritto dritto nell’Inghilterra di fine XII secolo. Presenta la figura di Robin Hood come un ragazzo impetuoso ma giusto, che combatte per la libertà e la giustizia, e nel ritornello, con la batteria dal ritmo deciso, si ha come la sensazione di affrontare con lui i malfattori.
https://www.youtube.com/watch?v=Weybo-6Py3I
- Luna Principessa Argentata (2001), trasmessa su Italia1 e cantata da Cristina D’Avena.
Anche questa sigla si alza di tonalità, ma è un caso particolare perché la canzone è molto dolce fin dall’inizio. Parla di una principessa bambina che si interroga se diventare grandi vuol dire fare quello che si vuole. Mi ha sempre colpito la semplicità con cui vengono dette queste parole, per nulla scontate, seguite da “quindi senza sosta tu cerchi la risposta così come facciamo anche noi”, suggerendo che la domanda è condivisa dai bambini che cantano la sigla e verosimilmente da chi la ascolta. Nel cambio di tonalità finale cantano anche tutti i bambini, che, riempiendo la strofa con il controcanto, sostituiscono alla dolcezza iniziale una certezza corale.
https://www.youtube.com/watch?v=7eSds6FJBW4
- Spicchi di cielo tra baffi di fumo (1997), trasmessa su Italia1 e cantata da Cristina D’Avena.
Questa sigla non è particolarmente bella ma merita di essere in questo elenco per la sua unicità.
Racconta la storia di Romeo, un ragazzino svizzero che, per sostenere le spese mediche del padre malato, si vende a un trafficante di bambini per lavorare come spazzacamino a Milano. Insomma uno di quei cartoni molto tristi come Belle e Sebastién e Anna dai capelli rossi. Ma tralasciamo brutalmente la trama, a noi interessa la sigla. L’inizio è totalmente fuori da ogni canone ed incomincia con quello che a tutti gli effetti sembra un canto alpino, prima all’unisono e poi in un’armonizzazione a tre voci (questo probabilmente per riprendere le montagne che il ragazzino sta lasciando). La sigla continua con l’ingresso di Cristina D’Avena che, con chitarra e batteria, opera un cambio repentino di stile (a cui sinceramente faccio ancora fatica ad abituarmi). La sigla prosegue con il coro degli “alpini” che si fonde con la canzone.
https://www.youtube.com/watch?v=1reyjO5vMUo
- Sailor Moon (1995), trasmessa su Canale 5 e cantata da Cristina D’Avena.
È la sigla della prima serie e non ha un testo molto impegnato: si parla semplicemente di Sailor Moon, una super eroina che combatte il male.
Nel complesso non è mai stata una di quelle sigle che mi piacciono dall’inizio alla fine, perché incomincia in modo quasi psichedelico e da piccolo quando la ascoltavo mi incuteva anche un po’ di timore, dandomi la percezione che realmente si stesse combattendo il male. Tutto ad un tratto però dalle tenebre nasce il ritornello “Sailor Moon hai la notte in te…” in totale contrasto con la base, perché Cristina D’Avena inaspettatamente si doppia con un controcanto e, introducendo il nome della protagonista del cartone, è come se squarciasse queste tenebre. Anche solo questo particolare contrasto di musica mi dava speranza: cosa non si può fare con un’armonizzazione messa al posto giusto!
https://www.youtube.com/watch?v=WrwBl6Am77A
- Gundam Wing (2001), trasmessa su Italia1 e cantata da Giorgio Vanni.
La trama è semplice, robot utilizzati per combattere una guerra tra abitanti della Terra e colonie spaziali.
Scegliere una qualunque sigla di Dragon Ball sarebbe stato troppo mainstream, per questo ritengo che Gundam sia una perfetta sintesi di inglesismi incomprensibili, distorsione vocale, batteria instancabile e soprattutto Giorgio Vanni, che mette carica anche solo emettendo suoni a caso. Sì, erano solo queste le caratteristiche che bastavano per dare ad una sigla un tono decisamente figo e mascolino.
https://www.youtube.com/watch?v=u5zwoSCvIpw
- Un incantesimo dischiuso tra i petali del tempo (1997), trasmessa su Italia1 e cantata da Cristina D’Avena.
Sinceramente non ricordo molto del cartone, ma basta ascoltare la sigla a tratti quasi sussurrata per essere introdotti in un mondo misterioso, come dentro ad una campagna di Dungeons & Dragons, tra miti e leggende, maghi, condottieri e una quest da portare a termine. Il tono epico-cavalleresco è dato soprattutto da un coro maschile accompagnato da uno strumento a fiato tanto che sembra di trovarsi ad un banchetto presso la corte di un re.
https://www.youtube.com/watch?v=4DuTXxHQDi0
- Monster rancher (2001), trasmessa su Rai2 e cantata da Tao.
Parla di un ragazzo che si ritrova catapultato in un mondo popolato da mostri di vario genere.
L’ho scelta tra altre perché, oltre ad essere sicuramente meno conosciuta, il ritornello della sigla dal ritmo incalzante è uno di quelli che ti rimane in testa: se sei in macchina ti fa pigiare sull’acceleratore ed è da cantare a squarciagola tutto d’un fiato; le strofe sono sostenute praticamente solo dalla batteria ed è come se fossero in tensione in attesa dell’esplosione del ritornello.
https://www.youtube.com/watch?v=GpuVxeD5XuY
- Ranma Ranma (1996), trasmessa su varie reti televisive locali.
Si racconta la storia di Ranma, un ragazzo che, per via di un incidente, si trasforma in ragazza se si bagna con l’acqua fredda e torna normale con quella calda.
Ci sono varie versioni della sigla di questo cartone e bisognerebbe fare un’operazione filologica per capirci veramente qualcosa. Questa che propongo è una perla rara perché è cantata da Massimiliano Alto e Monica Ward, i doppiatori rispettivamente di Ranma ragazzo e ragazza e sinceramente non ho mai visto i doppiatori che cantassero la sigla del cartone animato che avrebbero doppiato! Questo crea una continuità con l’animazione, superando quello stacco che spesso si avverte per una sigla italiana che ha poco a che vedere con il cartone. All’orecchio sembra quasi una produzione amatoriale e si sente che non sono cantanti professionisti, ma è proprio questa la sua particolarità. Un altro elemento che favorisce l’unità è di essere musicalmente la versione italianizzata dell’originale giapponese Jajauma ni sasenaide.
https://www.youtube.com/watch?v=JcWBEA8xs-Q
Ce ne sarebbero molte altre degne di nota, ma non era questo il mio scopo. Nelle sigle ho provato a far vedere la luce che ha acceso, nella mia infanzia, i colori più magici e a svelare insieme il mistero di quella che è stata un’avventura fantastica.
Ho scelto canzoni sicuramente tra le meno famose, ma che fanno parte del panorama della musica italiana con compositori ed interpreti che, al pari di cantati come Jovanotti, Max Pezzali, Giorgia, Elisa ecc., hanno accompagnato la crescita degli uomini di oggi.
Concludendo non posso non mettere la sigla di un cartone che amavo molto, non so dire se sia la più bella tra le sigle ma per me ha sicuramente un posto privilegiato.
Digimon (2000), trasmessa su Rai2 e cantata dai Manga Boys.
Nel ritornello aveva magicamente in metrica i nomi dei protagonisti e, benché fossero quasi tutti monosillabici o bisillabici, metterne sette senza fare un elenco sterile rovinando la canzone non è così semplice come sembra. Il motivo per cui questo dettaglio mi ha sempre entusiasmato è che solo un fan riusciva a dirli tutti in sequenza sapendo quello che stava dicendo. Insomma una sigla per pochi.
https://www.youtube.com/watch?v=KTPpUk6fcyg
Ah giusto, dimenticavo! Un’avventura fantastica (2003), trasmessa su Italia1 e cantata da Cristina D’Avena.
https://www.youtube.com/watch?v=4FMRLvCiz8A
Daniele Aloisi
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