Scrivere a ventisette anni un articolo su un orsetto chiamato Gianni Cacchetta è forse il giusto contrappasso per non averlo visto né udito nei tempi prestabiliti (circa ventitre anni fa). Eppure, nonostante i film e i cartoni al cinema, gli innumerevoli libri e i pupazzi, nessuno, e intendo proprio nessuno, in Italia ha finora scritto qualcosa riguardo Ernest Shepard, l’illustratore che lo ha consegnato all’immaginario popolare. Wikipedia italiana gli dedica una manciata di righe mentre a Londra un suo disegno viene venduto a 450.000 sterline[1]. Occorre dunque che mi conceda agli studi anglofoni per espiare questa decennale ignoranza personale, compiere questo mio intimo mea culpa. E l’editoria internazionale sa dimostrare davvero un tempismo perfetto quando pubblica, nel luglio del 2017, The art of Winnie the Pooh[2] (i 24 euro che mia moglie non mi perdonerà mai) che raccoglie lo scibile cosmologico sul bosco dei cento acri. Ora non so se la mia ignoranza disneiana abbia favorito o danneggiato questo itinerario filologico, sta di fatto che la lettura è stata piacevole e mi consento di enuclearla per questo breve excursus pseudo-etologico su Winnie. Shepard trascorre una idillica infanzia di fine ‘800 tra l’industriosa Londra e le campagne dell’Hampshire: le sue sorelle, Ethel e Cyril, e suo fratello minore, Ernest, lo accompagnano per le foreste, giocano con lui nella magione di famiglia. Gli alberi fronzuti, i sentieri nascosti permeano la sua fantasia, passano dalla matita ai fogli bianchi, incessantemente. Studia disegno nella capitale e nel 1904, a venticinque anni, sposa la sua bellissima compagna di classe. Hanno due bimbi.
È lavorando come illustratore freelance per il famoso giornale Punch che incontra lo scrittore Alan Alexander Milne, il papà dell’orsetto più famoso del mondo (dopo Orso di Masha e Orso, oramai): sono coetanei, hanno servito entrambi come ufficiali durante la prima guerra mondiale e sono, soprattutto, due giovani papà alle prese con i figli appena nati. Ne nasce una complicità semplice, non solo lavorativa. Ed è proprio tra le pagine del Punch, nel 1924, che appare per la prima volta Teddy bear, il pupazzo di Christopher Robin, primogenito di Milne, disegnato dalle chine sapienti di Shepard. Ma non va bene, scrittore e illustratore concordano in questo: non è sufficientemente coccoloso. Per fortuna anche la primogenita di Shepard, Minette (di cui riportiamo una curiosa foto), ne ha uno simile che va decisamente meglio. Un giretto nello Zoo di Londra decide il nome, Winnie, come il piccolo orsetto bruno appena arrivato in città di Winnipeg, Canada.
E che il mito abbia inizio: quattro libri in grado di fondere il talento narrativo di Milne e la tenerezza naturalistica di Shepard, un connubio delicato, in fuga dai disastri del mondo straziato dalle guerre mondiali. Il tratto dell’illustratore è di una leggerezza straordinaria, un classico esempio del mondo e del modo iconografico paratestuale di fine ‘800: linee chiare, pulite, antropomorfismi delicati a la Beatrix Potter, una particolare attenzione allo spazio bianco del foglio. Un successo senza tempo, reso adamantino dall’intervento rivoluzionario del sig. Disney. È lui, infatti, nel 1961, ad acquistare i diritti del personaggio e soprattutto a vestire il piccolo orsetto goloso con quella troppo-breve maglietta rossa che una simpatica illustrazione contemporanea vuole regalatagli direttamente da Mickey Mouse.
Sarebbe ora interessante, forse, cercare di scovare i veri volti dietro il rinnovato design cicciottoso del Winnie disneiano, ma non è il nostro ambito, più squisitamente libresco. Ecco, se non fosse abbastanza, e certamente non lo è, caro Winnie, sappi che tra poco il mio primogenito avrà l’età “giusta” e non mancheremo di farti conoscere. Tu e tutti quegli altri balordi animali provenienti dai più diversi habitat mondiali, uniti in nome di una fantasia che edulcora quei rituali apparentemente cinici della Natura secondo la quale, caro mio, avresti più che probabilmente, sbranato Pimpi. O lo avrebbe fatto Tigro, ecco.
Giovanni Scarpa
[1] Il 10 luglio 2018 è stata battuta all’asta da Sotheby’s la famosa mappa dei Cento Acri che ha battuto i record superando di ben tre volte la cifra stimata.
[2] The art of Winnie the Pooh è un volume imponente, curato dal genero dell’illustratore, James Campbell. Attualmente è tra le pubblicazioni più accurate ed esaustive circa l’avventura biografica ed artistica di Shepard. Da segnalare è certamente anche il volume Il Bambino di carta, di Marina Migliavacca Marazza che si concentra tuttavia, sulle vicende di Milne.
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