Iperoggetti

“Sulla sezione di sinistra del paravento ci sono quattro orologi settati su fusi orari diversi, più un disco senza numeri che qualcuno ha appeso per indicare l’Ora Zero della Grande Concavità anularizzata”

D. Foster Wallace

“La terribile ombra d’un invisibile potere”

P. Shelly

Madrid, la 25esima conferenza sul cambiamento climatico (COP25) si conclude, a detta di tutti, con un fallimento. Gli scienziati dell’IPCC, che a settembre avevano stilato un nuovo rapporto sul clima, (https://www.ipcc.ch/srocc/) sono rimasti come sempre inascoltati. E così dobbiamo ancora una volta affidarci ad una ragazzina di sedici anni che parla ad un pubblico ormai completamente polarizzato su due posizione diametralmente opposte. I suoi sostenitori la vedono come una novella Cassandra, profetessa di una sventura inevitabile, inascoltata dai poteri forti, mentre i suoi detrattori la demonizzano come una persona malata e supportata da chissà quale oscura lobby. Eppure tra le millemila cose, positive e negative, che si possono affermare su di lei e sul movimento da lei promosso bisogna ammettere che, in qualche modo, la sua figura ha catalizzato l’attenzione su un problema da troppo tempo ignorato.

La questione che vorrei qui analizzare verte in realtà su un problema più filosofico che strettamente tecnico. Dando infatti per appurato e scientificamente comprovato il problema del cambiamento climatico (forse faremmo meglio a dire riscaldamento globale, in effetti dire cambiamento climatico sarebbe come affermare che il clima si è sempre trasformato e ciò che viviamo ora è un fenomeno perfettamente naturale; sarebbe come parlare di “svolta culturale” per parlare del Rinascimento o di “cambiamento delle condizioni di vita” invece di Olocausto); e verificato altresì che tale cambiamento abbia effetti già devastanti per l’ambiente e l’ecosistema del pianeta, la vera domanda risulta essere quindi: perché la comunità scientifica rimane inascoltata? La scienza sembra aver perso la credibilità tra la gente comune, e d’altra parte la gente comune ha acquisito via via sempre più peso grazie alla diffusione di internet. I forum pseudo-scientifici di terrapiattisti, novax, promotori di cure omeopatiche e complottisti in generale si moltiplicano e acquisiscono sempre più adepti nel web. La comunità scientifica da parta sua non riesce a comunicare con la gente rimanendo arroccata sulle proprie altissime montagne fatte di teorie difficili da comprendere e di calcoli matematici troppo complessi per essere spiegati. Sebbene potremmo facilmente tributare a ciò, e in parte sicuramente lo è, il fatto che il riscaldamento globale non è riconosciuto da tutti come effettivo, tale ipotesi rimane tuttavia parziale ed è più adatta per spiegare fenomeni come quello dei terrapiattisti. 

Nel 2007 a Londra si tenne un convegno intitolato Speculative Realism: A One Day Workshop. Il Realismo Speculativo nasce come opposizione all’antropocentrismo e vuole in qualche modo sovvertire il pensiero della filosofia kantiana incentrato sulla correlazione tra soggetto e oggetto che ha come conseguenza più esplicita quella di limitare il campo di indagine della filosofia solo a ciò che può essere pensato, cioè al contenuto della mente umana. I realisti speculativi sposano invece una particolare forma di filosofia chiamata Object Oriented Ontology (OOO), cioè ontologia orientata all’oggetto. Gli oggetti quindi sono reali al di là del fatto che qualcuno li contempli o meno. Forse vi starete chiedendo dove voglia andare a parare dal momento che apparentemente ci stiamo allontanando dalla nostra questione madre, ma è presto detto, questa breve digressione filosofica ci introduce ad un elemento importante che connette questa filosofia orientata all’oggetto e la nostra questione ambientale. Questo elemento è l’iperoggetto.

 

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Il termine iperoggetto fu introdotto da Timothy Morton nel 2010. Otto anni dopo uscì suo libro, appunto, “Iperoggetti”, edito da Nero nel quale egli stesso scrive: “Nel 2010 […] coniai il termine iperoggetto per riferirmi a entità diffusamente distribuite nello spazio e nel tempo. Un iperoggetto può essere un buco nero. Un iperoggetto può essere il centro petrolifero nell’area di Lago Agrio, in Equador, o la riserva di Everglades in Florida. […] Un iperoggetto può essere il prodotto stesso, incredibilmente longevo, della produzione umana: il polistirolo o le buste di plastica.” Gli iperoggetti presentano numerose proprietà particolari. Sono viscosi, cioè si legano alle entità con le quali entrano in relazione. Sono non-locali: ciascuna manifestazione locale non è, direttamente, l’iperoggetto stesso. Esistono infine su scale temporali profondamente differenti a quelle a cui siamo abituati noi esseri umani. Gli iperoggetti occupano lo spazio multidimensionale delle fasi e sono pertanto invisibili in determinati lassi temporali. Mostrano i loro effetti in maniera intersoggettiva; ovvero, possono essere individuati in uno spazio che consiste nelle relazioni reciproche tra le proprietà estrinseche degli oggetti. “L’iperoggetto per eccellenza è proprio il riscaldamento globale, la cui caratteristica principale è quella di esistere su dimensioni spazio-temporali troppo grandi perché possa essere visto o percepito in maniera diretta”. Possiamo percepire un’estate particolarmente calda, oppure possiamo rimanere impressionati di fronte all’immagini di una Venezia sott’acqua, o ancora rilevare i danni causati da un alluvione in Liguria, guardare impietriti migliaia di chilometri quadrati di vegetazione bruciare in California e in Australia e constatare il ritiro dei ghiacciai delle nostre montagne. Tutti questi fenomeni presi singolarmente non ci dicono nulla sul riscaldamento globale, perché sono, per l’appunto, fasi o parti di un iperoggetto. Un’estate particolarmente calda può essere percepita come un evento singolo, ma se questo dato fuori scala viene inserito in una serie storica ci accorgeremmo subito di un cambiamento anomalo delle temperature. Venezia sott’acqua è una manifestazione locale non collegata direttamente ad un cambiamento climatico globale, questo perché l’iperoggetto “riscaldamento climatico” non è locale, ma l’insieme di ogni evento locale. Possiamo solo oggi cominciare a percepire le conseguenze dell’immissione nell’atmosfera di quantità enormemente sopra la norma di anidride carbonica nel corso delle varie rivoluzioni industriali, e sarà solo tra qualche secolo che il mondo scoprirà se gli sforzi per ridurre i gas serra agli inizi del XXI secolo saranno stati sufficienti per impedire una catastrofe ecologica. Una delle radici del negazionismo del global warming sta proprio nell’errore di credere che possa essere in qualche modo percepito sulla propria pelle o, per dirla con Morton, nel pensare che un evento atmosferico “sia il riscaldamento globale”. In realtà, se siamo consapevoli che una cosa come il global warming esiste è solo perché ci siamo dotati di strumenti scientifici capaci di catturare una realtà che sfugge alla nostra mente.

 

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Forse però la caratteristica più propria dell’iperoggetto, e probabilmente anche il pensiero più originale di Morton è la viscosità. La viscosità dell’iperoggetto è ciò che lo rende veramente inquietante, esso è dappertutto, ci si attacca a noi, siamo immersi in esso “come nel ventre di una balena”, e per questo non possiamo pretendere di vederne i confini. All’interno di un iperoggetto abbiamo sempre torto, perché esso ci rende ipocriti, nel senso che rende false le nostre sensazioni: “L’iperoggetto è un mentitore. Non lo vediamo mai direttamente, possiamo inferirlo attraverso grafici, strumenti, tracce di una cloud-chamber, scottature solari, malattie da radiazioni, effetti mutageni, nascite. Vediamo solo ombre degli iperoggetti, enormi cumuli di tenebre che oscurano fugacemente il paesaggio. Vediamo ombre di uomini impresse su un muro in Giappone. Vediamo nuvole di pioggia, funghi atomici, la Nube di Oort ai margini del Sistema Solare: – La terribile ombra di un invisibile potere. – Vediamo figmenti e frammenti della condanna.”

Fabio Darici

3 risposte a "Iperoggetti"

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    1. Quando nell’articolo parlo di una ragazzina di sedici anni mi riferisco proprio a lei. Credo che nonostante tutto quello che gli si può dare contro alla fine lei ha avuto il grande merito di aver catalizzato l’attenzione su un problema molto rilevante. Se oggi l’Unione Europea ha promosso il Green Deal (il piano di investimenti di oltre mille miliardi di euro in 7 anni, primo passo per rendere l’Europa continente carbon neutral nel 2050) credo lo dobbiamo in parte anche a lei.

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